Appunti di Storia moderna

mercoledì 18 novembre 2020

Nuovo blog

Dopo svariate ere geologiche (dall'ultimo post ho abitato in 3 nazioni diverse, per riassumere), la pandemia ha riacceso il bisogno di scrivere cose anacronistiche senza un obiettivo che non consista nella condivisione genuina e fine a se stessa. Tuttavia, questo posto - a cui voglio molto bene - ha fatto il suo tempo. Quindi ho aperto un nuovo blog, in inglese. Ormai sento di abitare una sorta di area linguistica un po' apolide. Non scrivo quasi piu' in italiano, e l'inglese ha penetrato il mio modo di pensare in un modo a cui francamente non mi sento di opporre resistenza. Ma non scrivendo molto piu' in italiano sento di aver perso quel senso immediato di fluidita' nell'esprimere certe sfumature. Piu' che spaventarmi, ammetto che il processo mi intriga.

Lo so, i blog in realta hanno fatto il loro tempo, ma anche no. Penso che solo format di questo tipo possano ospitare flussi di pensiero in modo estemporaneo, non-ambizioso, e non altrimenti collocabili. La scrittura accademica mi sta stretta, e non ho abbastanza tempo per dedicarmi ad articoli piu' elaborati nel modo che vorrei. Peraltro, da un'anacronista cosa ti aspetti?

 

mercoledì 26 luglio 2017

Microgerarchie quotidiane

Ci sono alcune persone con cui, per relazionartici, devi sempre in qualche modo mostrare quel minimo di subordinazione che rende loro la conversazione tollerabile. Questo è possibile solo nei termini da loro stabiliti: in realtà, nessuna relazione, solo un rapporto univoco, dove tu hai sostanzialmente la funzione di conferma del loro ego. C'è come dire tutta una psicologia del ranking dietro. Niente di esplicito, sia chiaro, lo si capisce da un certo modo di fare.

lunedì 22 maggio 2017

Capitalizzare la vita

Quando Habermas parlava della colonizzazione del mondo di vita da parte di sfere esterne ad esso, ci aveva preso giusto. Effettivamente, sta proprio accadendo che la logica economica si sia infilata nei rapporti con gli altri e persino con se stessi, in quello che è stato chiamato il 'quantified self'.

domenica 9 ottobre 2016

Luciano Bianciardi - Fatti vedere

Da La vita agra, Feltrinelli 2014, p. 196:

«E poi mi sono accorto che andando in centro trovi sì qualche conoscenza, ma ti accorgi subito che la tua conoscenza è un fatto puramente ottico. Non trovi le persone, ma soltanto la loro immagine, il loro spettro, trovi i baccelloni, gli ultracorpi, gli ectoplasmi. Nei primi mesi dal loro arrivo in città forse no, forse resistono e hanno ancora una consistenza fisica, ma basta un mezzo anno perché si vuotino dentro, perdano linfa e sangue, diventino gusci. Scivolano sul marciapiede rapidi e senza rumore, si fermano appena al saluto, con un sorriso scialbo (e anche all'esterno, se guardi bene, sono già un poco diversi, cioè impinguati e sbiancati). Dicono: "scusa ho premura, ho una commissione, scappo" e subito scappano davvero riscivolando taciti sul marciapiede. Al massimo arriveranno a dirti, stringendoti la mano perché tu gliela porgi, proprio per sentire se ci sono in carne e ossa o se invece è soltanto  un'immaginazione tua, o un fantasma, al massimo ti  dicono: "Fatti vedere".
Dentro le ditte è la stessa cosa: uno che magari al mattino ti ha teletafanato per il lavoro, lì pare sorpreso che tu arrivi proprio col lavoro che ti aveva chiesto al mattino. [...]
Non vedi l'ora di essere per strada, dove almeno le gente che passa non la conosci affatto, a parte quei gusci che dicono: "Fatti vedere". Ma che cosa volete vedere, che cosa volete, voi ectoplasmi? A voi, da vedere, al massimo darò la mia fotografia, me ne faccio fare parecchie copie e ve la distribuisco, così guarderete quella. Ai più autorevoli toccherà stampata su un ovale di porcellana, da appendere al muro sotto un lumino e il vasetto dei crisantemi.»

sabato 21 maggio 2016

Sei cose impossibili

Intendo la mancanza di fantasia nell'accezione più ampia, come disposizione dell'animo piuttosto che come effettiva capacità della mente. Sono infatti convinta che la fantasia sia una qualità morale prima che una capacità cognitiva. Non è saper immaginare bellissime fiabe, è come dire, riuscire ad aprire delle porte nella vita di ogni giorno. 

domenica 20 marzo 2016

Denis Villeneuve, la morale dell'emergenza

L'ultimo film di Denis Villeneuve, Sicario, è una specie di discesa nei sottoboschi morali della società, dove i confini fra l'istituzione e il crimine si rivelano labili al punto di un paradossale compromesso - pena il venir meno dei precari equilibri nella gestione del territorio, del tutto affidata ai loro rapporti di forza. Assistiamo alle vicende attraverso lo sguardo di Kate, talentuosa agente dell'FBI che viene coinvolta in un'indagine per la quale non era preparata: siamo nelle zone del Messico sottratte al controllo dello Stato, in cui vige un sistema parallelo di potere nelle mani dei re della droga. 

domenica 6 marzo 2016

Libido accademica

E' più forte di me: apprezzo spesso gli articoli un po' decadenti di Alessandro Piperno - molto meno i suoi romanzi -, anche quando non sono d'accordo con lui. Ha un certo gusto per il sensazionalismo, d'accordo, ma apprezzo sempre quel suo tentativo di rendere omaggio a una cosa che mi sta molto a cuore: quella cosa per cui se non ti si ritorce contro, non è filosofia.

domenica 7 febbraio 2016

Geopolitiche del gusto

Al di là dello snob e del poveretto
Ogni volta che qualcuno ostenta la musica che ascolta, le sue letture, i posti che frequenta, i suoi consumi culturali in quanto indiretta emanazione dal suo status, il mio pensiero va alla buonanima di Pierre Bourdieu: mentre ci si crede i più very autentici, i più fighi di tutti, quelli con i gusti giusti, resta che ciascuno tende a esibire dei consumi culturali come distintivo di classe (leggi: habitus). 

giovedì 21 gennaio 2016

Microresistenze

[Ho scritto questo post nell'ottobre 2014. Non l'ho mai pubblicato perché lo giudicavo troppo smieloso, tendenzialmente banale, forse paternalistico e certo oggettivamente insopportabile. Anche ora, a rileggerlo, provo un certo fastidio. Tuttavia, devo prendere atto che si tratta di uno dei post che più spesso mi tornano in mente quando parlo della vita con le persone. Vorrei dire loro: "però ecco, vedi, ci sono le microresistenze" e spiegare nel dettaglio che cosa intendo. Perciò ho capito che il post riguarda qualcosa che in generale ritengo molto importante nella vita. Per questo voglio essere indulgente sui suoi risvolti diabetici].

Poi torno alla consueta acidità, giuro. 

Eravamo intorno a un tavolo, e dopo esserci raccontate, in quattro, i rispettivi disastri, eravamo giunte alla conclusione che: "è tutto una merda". La più propositiva era L. Io, se posso fare una classifica, stavo al secondo posto. 

sabato 3 ottobre 2015

Note sul morire

Definitivamente abbandonato ogni proposito di leggerezza: buongiorno. 

Ricordo che quando ho letto di Simone De Beauvoir, che da ragazza soffriva di terribili crisi al sol pensiero della morte, ho provato immediata comprensione ed empatia: in fondo, talvolta capita anche a me, di restare letteralmente atterrita dall'idea della morte.

venerdì 25 settembre 2015

Sul ricatto narrativo dei buoni sentimenti

Caro lettore,
ho deciso di rispondere alla tua mail, così, pubblicamente (non so se conosci quella storia, di punirne uno per educarne cento). Prendo la tua capziosa mail come pretesto per togliermi un sassolino che ho incastrato nella scarpa da tempoStavo stravaccata sul divano senza alcun meglio specificato desiderio di essere operativa, anzi sprofondando nella migliore inutilità serale che ti rinfranca da una giornata pesante, ed ecco che apro la mail e leggo una cosa che mi ha strappato subito una risata. Dice: 
"come sopravvivere a tanto decostruzionismo?". 

lunedì 27 luglio 2015

L'ultimo pezzo di torta rimasto

Perché chiedere il permesso e preoccuparti degli altri se puoi direttamente impossessarti di quello che vuoi?  

Non c'è bisogno di fare quella faccia terrorizzata, il post è molto semplice. Nessuna teoria, questa volta. Nessuna conclusione morale edificante, nessun sermone. Questa non è una parrocchia. Parleranno i fatti. Io mi limito a riportarli, perché i posteri sappiano, perché i posteri non si mettano in testa la bizzarra idea che una volta si stava meglio. Per il giudizio, rimando a quel luogo stantìo, maleodorante e in preda alle muffe, che è la coscienza di ognuno. 


domenica 21 giugno 2015

Le mie illusioni me le tengo strette

Omaggio al solstizio d'estate

Per capire che le illusioni sono una cosa seria - e preziosissima - ci ho messo tantissimo. Ora, quelle che ho, quelle che mi sono scelta e sudata, me le tengo strette. 

Il cinico disincantato mi fa un po' pena. Dentro di me penso: dilettante! Crede di aver capito tutto, ma non ha capito niente. Non sa che oltre il disincanto c'è un'altra fase, la più interessante di tutte, quella delle illusioni che ti sei scelta, che ti sei conquistata, e su cui francamente non sei molto disposta a negoziare. Ci sarà sempre qualcuno pronto a dirti: ah! tutte illusioni! la realtà è questa, cara mia! Con la voce di chi ha capito tutto della vita, ma in realtà si limita a trasfigurare i propri fallimenti in senso normativo (pretendendo che debba valere lo stesso per tutti gli altri). Ma insomma, il tacchino induttivista di Russell non vi ha insegnato proprio niente?

sabato 23 maggio 2015

E tu, di cosa ti occupi?

Diciamo chiaramente che comincio a trovarmi in quella fase in cui alla domanda "cosa fai nella vita?" non sono più ammesse incertezze. Devi definire chiaramente chi sei, impacchettarti in una serie di definizioni esaustive, come attraverso dei tag, non dico che devi trasformarti in un brand ma secondo me, sotto sotto, sì. La sussunzione categoriale del chi sei non può più fare a meno della classificazione lavorativa. Si comincia da: studi? lavori? Oggi persino alla Biblioteca nazionale (Roma) non mi hanno prestato un libro perché non potevo dimostrare la mia appartenenza a una casella; alle mie ripetute proteste è stato invocato Il Regolamento (Kafka, il mio pensiero è ora rivolto a te); ma il paradosso delle biblioteche con la loro corsa a ostacoli a danno della gente che, dopotutto, chiede solo questa cosa criminale che è il poter leggere, mentre deve perdere tempo a spiegare di non essere un delinquente, è materia per altro post. 
In ogni caso l'interlocutore non riesce a rapportarsi a una persona senza previo incasellamento nel tag; non riesce a viversela così, come gli appare, come gli viene, non riesce a viversi il flusso hic et nunc dell'altro/a. Dico: ma non vi annoiate? Io preferisco indovinare, preferisco pormi domande, immaginare un mistero: perché senza etichetta non sapete vivere? (Ahhh, la reductio ad etichettam).